Un sogno lungo una prima pagina |
venerdì 31 dicembre 2010
Il giorno in cui il Màgico Gonzàlez passò al Siviglia
mercoledì 29 dicembre 2010
Grazie Gianni!
Grazie piccolo Gianni,grazie perché solo tu hai avuto il coraggio di dire quello che pensi senza essere minimamente intimorito da telecamere fari e giornalisti. Grazie piccolo Gianni che nonostante la tua tenera età sei riuscito con tre parole a rappresentare il pensiero di ogni singolo milanista e di tutti i vari amanti di un calcio romantico inabissatosi ormai da troppi anni,quando tu non eri neanche in odore di nascita. Grazie Gianni perchè in quel tuo "E' uno stronzo" non vediamo solo una critica a Leonardo,ma vediamo un attacco a quello che è diventato il mondo del pallone oggi. E' assurdo che un presidente come Moratti, dalla enorme disponibilità economica e a capo della società campione del mondo,affidi la sua panchina ad una bandiera dei cugini,uno che l'allenatore è finito a farlo per caso e grazie ai rossoneri,uno talmente tanto legato al Milan da chiuderci la carriera dopo averlo lasciato per un solo anno e mezzo. E allora si Gianni,sono proprio meritate quelle parole,e tutti noi dovremmo prendere spunto da te,da te che Leonardo neanche te lo ricordi come giocatore,da te che hai campato solo di un calcio figlio della pay-tv,un calcio orfano del romanticismo.
Leonardo in maglia AC Milan |
E dire che nel calcio di una volta pensavi allo spogliatoio come un posto magico,oggi invece puoi vedere 2 in ciabatte che ascoltano Gigi d'Alessio con l'ipod e altri 3 che sorridono come ebeti alla telecamera. E allora.....tirate fuori il Gianni che è in voi,urlate i vostri stronzi!(ovviamente calcisticamente parlando.....ovviamente....)a chi volete voi. Per esempio se siete tifosi di Bari o Lecce prendetevela con chi fa giocare uno dei derby più sentiti e belli(a livello di tifo)d'Italia a porte chiuse e se siete dei tesserati prendetevela con chi vi ha fatto fare fila e foto tessere inutilmente visto che neanche quella vi da il diritto a tutte le partite del campionato. Se siete tifosi del Bologna fate come Gianni e urlate in faccia a Porcedda tutta la paura per un quasi fallimento,se siete tifosi della Samp prendetevela con Garrone per il caso Cassano(con cautela però,perchè non mi pare che Duccio sia uno che accetti ben volentieri i vostri insulti),insomma date sfogo,non reprimete il vostro "Stronzo" di natale. Il mio,come già detto(ovviamente calcisticamente parlando...ovviamente...) è dedicato ad Aquilani,perché poteva firmare per tutti...TUTTI meno che 2 squadre,perché con noi,su 50 partite era infortunato 45,in due andava ad infortunarsi a partita in corso,in due faceva il fenomeno e in una faceva irritanti quanto inutili colpi di tacco al 90esimo. Oggi invece è il ritratto della salute e un centrocampista di rara bellezza ed utilità in una squadra che detesto. Si il mio è tutto per lui. Gianni al quale a breve schizzeranno gli ormoni durante la lezione di educazione fisica,ha mostrato la via giusta per combattere,uno senza neanche il baffo adolescenziale che però ha molto più pelo sullo stomaco di noi,se anche tu come lui,sarai importunato dalle domande poco brillanti di un giornalista del digitale o del satellite,ora saprai cosa fare. A Gianni voglio fare un mio personalissimo regalo,una compilation di tutti i goal di Leo con la maglia del Milan,dopo averla vista sicuramente capirà quanto realmente vale il suo "E' uno stronzo",mi sembra il minimo dopo che lui con tre semplici parole mi ha ricordato che il calcio è un altra cosa rispetto allo squallido teatrino di cattivo gusto dei giorni nostri. Grazie piccolo Gianni e auguri per Natale,per capodanno e soprattutto per lo squallido calcio che ti aspetta.
martedì 28 dicembre 2010
Il fabbricante di gattini
Tutto è ierofania diceva Mircea Eliade, parafrasando questo noto assunto potremmo agevolmente dire che nella Bundesliga tutto è teofania. Il riferimento non può che essere ad una delle punte più concrete del panorama europeo: Theofanis Gekas. Il dio che si manifesta è certamente Hermes, rapido, efficace ed inafferrabile (secondo l’inno omerico: "dalle molte risorse, gentilmente astuto, predone, guida di mandrie, apportatore di sogni, osservatore notturno, ladro ai cancelli, che fece in fretta a mostrare le sue imprese tra le dee immortali). Questo è il nume tutelare della punta nata a Larissa trenta anni fa. La peculiarità di questo Dio delle aree di rigore è quella di manifestarsi solamente in Bundesliga. Nel campionato tedesco, infatti, Theofanis sembra essere davvero implacabile, un infallibile cecchino dei 16 metri. Tutto inizia nel 2007 quando Mercurio arriva a Bochum, orrida città del Ruhrgebiet (il bacino della Ruhr, ovvero dove il sangue della storia incontra il sudore, e la fantasmagoria delle merci e dei prodotti creata da Marx diventa la linea di confine della politica di potenza europea) che ospita una delle tante squadre che formano quella vera e propria galassia di passione calcistica che ha nello Schalke e nel Dortumund i rappresentanti più famosi. A Bochum, prima stagione in Germania, Gekas si presenta con un discreto curriculum in patria (23 gol in 41 partite al Panathinaikos dove incrocia anche Malesani), degli orribili capelli “a mezzo collo” vagamente biondi e fronte resa spaziosa dalla stempiatura. Mercurio abbiamo detto, non certo Apollo. La stagione è addirittura trionfale, fioccano i gol (20) e l’investimento di1,5 mln di euro risulta una sorta di vincita alla lotteria per il piccolo club bianco blu. Le attenzioni dei grandi club non tardano ad arrivare ed è il Leverkusen ad aggiudicarsi il bomber nel mercato successivo. Nel Bayer le cose non vanno troppo bene, Theo gioca, segna anche gol pesanti in Uefa ma entra in rotta di collisione con l’allenatore Skibbe (uno con la faccia simpatica più o meno come un mal di denti, ricattato anche da una poliziotta per delle foto osè) e non gioca con la continuità che serve ad un rapace. Si sa che Hermes, con le ali ai piedi, non si ferma mai ed allora arriva la grande occasione di sbarcare in Premier. A volerlo fortemente è Tony Adams ambizioso manager del Portsmouth ed ex alcolista. Abbiamo detto, però, che il personalissimo Trauerspiel di Gekas va in scena solo in Germania e dunque il Dio non si manifesta oltremanica. Servono addirittura due mesi per riuscire ad esordire e non resta che tornare nella sua Heimat calcistica. Dopo altri due anni appannati tra Leverkusen e Herta quest’anno all’Eintracht Francoforte nuova vita: 11 reti pesanti prima della sosta natalizia, gol al Bayern e al Borussia Dortmund. La squadra dell’Assia, guidata dallo stesso Skibbe che volle Theofanis a Leverkusen, si issa al settimo posto e vola sulle ali della colonia greca composta oltre che dal nostro anche da Ioannis Amanatidis e Georgios Tzavelas.
La storia di Gekas non è certo particolarmente originale, anzi è il romanzo di formazione di un piccolo bomber nato nella provincia dell’impero, ciò che la rende interessante è l’unicità del palcoscenico che sembra poterla ospitare: la Bundesliga. La cultura tedesca ha sempre avuto un occhio particolare, forse unico nel panorama culturale europeo, per il mondo classico. Nella seconda metà del secolo scorso, però la Grecia è soprattutto simbolo di emigrazione e gyros in Germania. Un fenomeno descritto in maniera agghiacciante da Fassbinder nel giovanile Katzelmacher, dove il greco Jorgos, totalmente inconsapevole, si calava nell’immobile e cripto-nazista ambiente piccolo borghese tedesco. Un diverso che entra a rompere la finta armonia di una di quelle cittadine che, secondo la brillante definizione di Bernhard, hanno come unico scopo la conservazione dell’idiozia. Jorgos col volto unico di Fassbinder che ripete meccanicamente di non capire cosa gli dicono è l’antenato di cui Gekas costituisce il riscatto, l’apoteosi. Va detto che lo stesso Theofanis, come Jorgos, nonostante gli anni e i gol ancora non ha una grande dimestichezza con la lingua di Goethe.
In Italia, invece, non abbiamo avuto una grande tradizione di calciatori greci. Visti con diffidenza, spesso tacciati di omosessualità nelle maldicenze da stadio, gli ellenici da noi hanno lasciato ricordi più per i loro trascorsi come studenti universitari che non come calciatori. Oltre ai 25 gol di Vryzas col Perugia e alle sgroppate di Georgatos c’è poco da raccontare. Rimane un idolo incontrastato l’eterna promessa Lampros Choutos, uno che con le maglie di Roma, Inter ed Atalanta non ha mai trovato il gol, ma che ha vissuto una seconda giovinezza nel A.S. Pescina Valle del Giovenco. La squadra marsicana ha accolto nelle sue fila altri grandi ex come Birindelli e Cesar, ma quest’anno ha avuto problemi ad iscriversi al campionato di lega pro ed è, pertanto, stata radiata. Speriamo, perdonerete la divagazione, che la squadra col lupo marsicano sulla maglia possa tornare presto a far gioire gli abitanti di Avezzano e a riempire lo Stadio dei Marsi.
Tornando al nostro Theofanis non possiamo che augurarci che riesca a concludere la stagione con altri gol pesanti, che sappia riscattare tutti i fabbricanti di gattini di Germania e che, soprattutto, continui a farci sognare come divinità incontrastata del calcio antiglamour.
venerdì 24 dicembre 2010
Il regalo di Natale
L'emozione di tenere il Màgico Gonzàlez in mano |
Che Dio ti benedica |
domenica 19 dicembre 2010
The Damned Internazionale?
venerdì 17 dicembre 2010
L'ombelico del Congo
mercoledì 15 dicembre 2010
Gli indomabili
Le aspettative erano queste. Come dare torto a Gianni Mura? L'unica vera sorpresa di quell'8 giugno 1990 a San Siro poteva essere una vittoria in goleada di un Argentina un po' spenta ma comunque strafavorita. Il Camerun arrivava da un ritiro premondiale in Iugoslavia dove aveva addirittura perso 4 a 2 contro una rappresentativa giovanile locale. Prima della partita, il numero uno della formazione africana Joseph Antoine Bell aveva sparato a zero sulla propria federazione ritenendo inadeguata l'organizzazione della trasferta italiana, attaccando il tecnico Nepomniachi per la scarsa armonia creata nel gruppo ed infine attaccando il gruppo stesso per le tante divisioni interne visti i clan formati dai vecchi, dai giovani, dai giocatori del campionato francese e da quelli del campionato locale.
La risposta di Nepomniachi non si fece attendere: Bell in tribuna, Thomas N'Kono titolare come nel 1982. Il clima prima del Match è tranquillo, Diego Armando Maradona palleggia con la spalla e l'ottimismo regna sovrano tra i campioni del mondo. Alle ore 18 l'Argentina - davanti a 73.780 spettatori - dà il calcio d'inizio. Il Camerun è ordinato, Capitan Tataw dirige alla grande i suoi rendendo difficile la vita al Pibe. I Primi 45 minuti si chiudono sullo 0 a 0 con un Argentina tramortita dalle ripartenze africane,che sfiorano per 2 volte la rete, prima con Oman-Biyik e dopo con Makanaky.
Nel secondo tempo sembra scendere in campo un altra Argentina,Caniggia subentra a Ruggeri e al 61esimo servito da Maradona vola verso l'area avversaria, Andrè Kana-Biyik lo ferma da dietro, l'arbitro francese Vautrot non ha dubbi, cartellino rosso e Camerun in 10. Al minuto 67 appena 6 minuti dopo l'espulsione, il Camerun batte una punizione dalla sinistra, Makanaky riceve palla e alza un improbabile quanto efficace campanile, Francois Oman-Biyik(fratello di Kana) salta e anticipa tutti colpendo di testa un pallone che Pumpido (al quale un anno prima era stato riattaccato un dito "perso"in allenamento) non riesce a trattenere, il Camerun in inferiorità numerica è in vantaggio contro l'albiceleste. Al minuto 81 con un uomo in meno, Nepomniachi effettua il seguente cambio, fuori una mezzapunta, Makanaky, dentro un attaccante di ruolo, il 38enne Roger Milla, un cambio che definire folle è poco. Al minuto 88 Claudio Paul Caniggia (ma quanto era forte Caniggia?) effettua un altra folle discesa verso l'area di rigore, Benjamin Massing non va tanto per il sottile e stronca la corsa dell'allora punta bergamasca (e nello scontro Massing perde una scarpa litiga con mezza Argentina ricevendo il cartellino rosso). Il Camerun è in 9. Al 91esimo Emile Mbouh rischia il raddoppio in contropiede, pochi secondi dopo arriva il triplice fischio: il Camerun batte i campioni del mondo in carica ed ottiene la prima storica vittoria ad una fase finale del Mondiale.
Tutto ebbe inizio il 19 Novembre del 1989, quando in Tunisia i ragazzi di Yaoundè passarono per 1 a 0 contro la nazionale locale bissando il successo di un mese prima (2 a 0 tra le mura amiche) e conquistando la qualificazione al Mondiale italiano. Non è un nome nuovo quello del Camerun, già nel mondiale di Spagna del 1982 si erano guadagnati, grazie a tre pareggi, contro Perù, Polonia ed Italia, l'appellativo di Leoni Indomabili, diventando la prima squadra africana ad uscire imbattuta da un Mondiale. Nonostante questo, il Camerun fu eliminato per differenza reti a vantaggio della nazionale italiana (con molte ombre proprio sulla partita Italia - Camerun) che qualche settimana dopo alzerà al cielo di Madrid la sua terza coppa del mondo.
Nel 1984, nel 1986 e nel 1988 il Camerun arriverà per 3 volte di fila in finale di Coppa Africa, trionfando per 2 volte ('84 e '88) e perdendo una finale ai rigori ('86) contro i padroni di casa dell'Egitto. In Italia, il Camerun arriva quindi come la miglior squadra del continente nero, tanto che il presidente della Federazione Italiana Matarrese, per una volta inspiegabilmente lungimirante, prima dei sorteggi si augurerà di non "pescare" la nazionale africana.
Tuttavia, il Camerun verrà prima dell'esordio ridimensionato, vuoi per il premondiale non proprio brillante, vuoi per la lista ufficiale dei giocatori inviata via posta, vuoi perché si porta in Italia un dietologo del peso di 120 kg, vuoi per il malcontento dei giocatori nei confronti di Nepomniachi.
Sconosciuto allievo di Valeriy Lobanovsky, Valeri Nepomniachi sbarca in Africa nel 1988, probabilmente figlio degli ottimi rapporti tra Mosca e Yaoundè. Fino a quel momento aveva allenato in Turkmenistan. Dal suo arrivo al Mondiale passano quindi 2 anni pieni, dove mister Valeri non si degna d'imparare una sola parola di francese o meglio, così sembra, perchè qualcuno sostiene che in realtà Nepomniachi il francese lo parlasse e lo capisse, anche se era solito affidarsi ad un ex autista dell'ambasciata camerunense a Mosca per comunicare con i giocatori. Tra le altre cose, Nepomniachi aveva metodi di allenamento duri, con sedute che iniziavano alle 7 di mattina. Da anni nello spogliatoio per questi motivi si respirvaa malumore. Nepomniachi era un corpo estraneo alla nazionale, durante le partite lasciava che a dare le disposizioni ai giocatori fosse il vice Jean Manga Onguene.
Dopo il debutto vincente ai danni di Maradona e soci, il gruppo però si cementa e il ct sovietico comincia a credere di poter realizzare qualcosa di grande, dichiarando che il Camerun avrebbe fatto meglio del Mondiale '82. Il 14 giugno del 1990 allo stadio San Nicola di Bari il Camerun affronta la Romania, che nella prima partita ha sconfitto 2 a 0 l'Unione Sovietica grazie ad una doppietta di Lacatus. Il calcio rumeno arriva al mondiale 1990 forte degli splendidi risultati ottenuti dallo Steaua nella coppa dei campioni (vinta nel 1986 e persa in finale contro il Milan nel 1989) ed è indicata da molti "esperti" come possibile sorpresa della competizione. Per il Camerun arriva il momento della verità. Dopo 58 minuti di poco e niente, i Leoni Indomabili effettuano il cambio della svolta, esce il numero 21 Maboang classe '68 ed entra Roger Milla classe '52. Il 9 sulle spalle e 38 anni suonati sulla carta d'identità. Contro l'Argentina Milla aveva giocato soltanto 9 minuti neanche il tempo di crearsi un occasione. Contro la Romania però a soli 18 minuti dal suo ingresso l'eterno Roger ruba con la forza il pallone al numero 4 rumeno Ioan Andone, entra in area e batte Lung. Per esultare Milla balla a ritmo di Makossa davanti alla bandierina e per puro caso davanti ad un cartellone della Coca-Cola, 20 anni dopo questa scelta pagherà bene Roger che diventa testimonial della bibita per i Mondiali 2010. Lo show di Milla si ripete dieci minuti dopo - all'86esimo minuto - con una favolosa azione iniziata e conclusa da lui con un violento destro sotto l'incrocio che non lascia speranze al portiere rumeno e che rende inutile il gol di Balint a 2 minuti dalla fine.
Il Camerun è la prima squadra a qualificarsi agli ottavi di finale, il Camerun è la prima africana della storia ad approdare agli ottavi di finale. Gia qualificato, affronta nell'ultimo match del girone l'Urss. Per passare i russi hanno bisogno di una vittoria di 4 goal di scarto unita al non pareggio tra Argentina e Romania. Un "arrendevole" Camerun, per nulla indomabile, con un orrida maglietta gialla, regala i 4 goal a Protasov e compagni che però vengono eliminati in virtù del pareggio per 1 a 1 tra Argentina e Romania. Il Camerun vince il girone. Negli ottavi i leoni incontrano la Colombia di Renè Higuita e Carlos Valderrama. Nonostante la prestazione contro la Romania che è valsa la qualificazione, Nepomniachi lascia Milla in panchina, lo farà entrare al minuto 54, i primi 90 minuti si chiuderanno sullo 0 a 0. Al minuto 106, i 50mila spettatori del San Paolo di Napoli vedono, dopo un delizioso passaggio di Oman-Biyik, l'immortale Milla scattare come un ragazzino, tagliare la difesa colombiana, entrare in area e lasciar partire un sinistro potente che batte un incolpevole Higuita. E' ancora Camerun, è ancora Milla, è ancora Makossa. Passano 2 minuti, Renè Higuita cerca di dare ordine alla propria squadra spingendosi a centrocampo, riceve un passaggio scellerato, esita e Roger ruba la palla, qualche metro di corsa e appoggia a porta vuota, il Camerun si porta sul 2 a 0. Nel finale ci sarà gloria anche per il colombiano Redin, gli africani volano però lo stesso ai quarti. Un gioco perfetto, una difesa attenta, un grandissimo portiere, un centrocampo veloce e fantasioso e soprattutto una stella di quasi 40 anni che corre e calcia come un 18enne (e pensare che questa "stella" al Mondiale non doveva neanche esserci.
Albert Roger Mooh Miller (ovviamente per un errore all'anagrafe.. se rinasco voglio essere un impiegato di un anagrafe africana o sudamericana) nasce a Yaoundè il 20 maggio del 1952. Figlio di un ferroviere, cresce in una famiglia di 11 fratelli. Muove i suoi primi passi da calciatore a Douala, per poi ritornare nel '74 a Yaounde nel Tonnere. Nel 1976 grazie alle belle stagioni con il Tonnere(vincerà la Coppa delle Coppe africana) viene eletto miglior giocatore del suo continente. Nel 1977 la prima esperienza in Francia dove viene ingaggiato dal Valenciennes. Nel nord della Francia raccoglie una manciata di presenze con 6 goal all'attivo dopo un anno passato da spettatore. Passa dunque nel 1979 al Monaco, dove diversi infortuni impediscono a Milla di potersi esprimere, la stagione si chiude con la vittoria in Coppa di Francia ma senza contributo alcuno da parte di Roger. Nel 1980 arriva la chiamata dei Corsi del Bastia. In Corsica Milla esplode. La prima stagione il Bastia chiude dodicesimo in campionato ma arriva in finale di Coppa di Francia dove trionfa ai danni del fortissimo Saint-Etienne di Michel Platini, in quella partita Roger Milla mette a segno il gol del due a zero, contribuendo alla vittoria dell'unico trofeo conquistato nella storia del Bastia. Dopo 4 stagioni intense le strade di Milla e del Bastia si dividono. A 32 anni Milla, dopo 7 stagioni di Ligue 1 decide di scendere in Ligue 2 accettando l'offerta del blasonatissimo Saint-Etienne che nel 1982 (un anno dopo la finale con il Bastia) era caduto in disgrazia con tanto di retrocessione per uno scandalo finanziario. In due anni regala 31 reti ai biancoverdi ed è protagonista nel 1986 del ritorno della squadra della Loira nel calcio che conta. Decide di rimanere in seconda divisione e firma per il Montpellier, dove in tre anni grazie ai suoi gol arrivano una promozione e due salvezze. Nel 1989 passa al Saint-Pierre squadra delle Reunion, dipartimento francese d'oltremare situato in pieno oceano indiano ad un centinaio di km ad ovest delle Mauritius. Unico giocatore stipendiato in una squadra di dilettanti che vincerà il campionato locale e prenderà parte ai 32esimi di finale di Coppa di Francia dove verrà sconfitto a Clermont-Fernand in uno stadio con 12 mila paganti arrivati in massa per ammirare le gesta del camerunense. Un anno prima nel 1988 mentre era impegnato in un amichevole della sua nazionale contro l'Arabia Saudita, Roger perde la mamma, scosso dall'evento e arrabbiato con il Ministro dello Sport Camerunense che aveva promesso il ricovero in strutture private (poi non avvenuto) della signora Milla, lascia la nazionale. Appena il Camerun raggiunge la qualificazione al mondiale, Paul Biya (che i maligni indicano come reale autore delle formazioni dei Leoni Indomabili), Presidente del Camerun (vorrei dire "presidente allora in carica"... ma è tuttora in carica!) telefona personalmente a Milla per convincerlo a tornare sui suoi passi e tornare a giocare per il suo Paese. Il resto è storia.
Il 1 luglio del 1990 vanno in scena a Napoli i quarti di finale. Il Camerun affronta l'Inghilterra in un San Paolo strapieno. Quel giorno saranno solo i 50 milioni di abitanti dell'isola di sua maestà nel Mondo a non tifare per l'undici africano. La formazione titolare vede ancora una volta l'inspiegabile assenza di Milla. Dopo appena 25 minuti un perfetto cross dalla sinistra di Stuart "Psycho" Pearce, trova la splendida schiacciata di testa di David Platt, da quel momento si ha la netta sensazione che la favola Camerun sia giunta al capolinea. Al rientro in campo nel secondo tempo, Nepomniachi sostituisce Maboang con Milla, la musica comincia a cambiare. Al 61esimo Roger entra in area e qui viene falciato da Gascoigne. Per la giacchetta nera messicana Codesal Mendez non ci sono dubbi: è calcio di rigore. Sul dischetto va il numero 6 Emmanuel Kunde, difensore centrale che nel 1988 proprio su rigore aveva siglato il gol vittoria in Coppa d'Africa contro la Nigeria. Kunde non sbaglia. Passano altri 4 minuti Milla al limite dell'area avversaria tocca con l'esterno destro per il 30enne Eugene Ekeke che appoggia delicatamente la palla alle spalle di Shilton. 2 a 1. Il Mondo intero sta assistendo ad un vero e proprio miracolo. I miracoli che che se ne dica però non esistono.. e a 7 minuti dal fischio finale, il rude Massing provoca un sacrosanto calcio di rigore. Gary Lineker non sbaglia e la partita va ai supplementari. Al 105esimo un altro altro tiro dagli undici metri procurato e realizzato da Lineker (causato sempre da Massing in collaborazione con N'kono) spedisce l'Inghilterra tra le prime 4 del Mondo. Nonostante la bruciante sconfitta, i camerunensi non si lasciano andare a scene di disperazione, rimangono in campo, scambiano la maglietta e fanno il giro d'onore dello stadio San Paolo come se avessero vinto, come se Lineker non avesse mai realizzato quei due rigori.
L'ultima scena vede Roger Milla, con indosso la maglia inglese numero 5 di Des Walker, salutare il San Paolo e imboccare le scale per lo spogliatoio. Finisce così, senza tristezza, la storia felice dei Leoni Indomabili, domati solo da due rigori. Quel Camerun per quanto straordinariamente rappresentato da Roger Milla, era un orchestra perfetta formata per metà da giocatori cresciuti e maturati in Europa. Tra i protagonisti, non si può non citare un portiere come Nkono, esperto e forte dell'esperienza nella Liga, dove militava nelle file dell'Espanyol, titolare come nel 1982 ma questa volta per l'auto-esclusione di Bell. Gianluigi Buffon chiamera Thomas suo figlio, proprio in onore dell' estremo difensore camerunense. Non si può nemmeno non citare il capitano Tataw, schierato a centrocampo come in difesa, commovente all'esordio. Merita di essere nominato lo stesso Emile Mbouh instancabile motorino di centrocampo dalle folte sopracciglia, insieme a lui da nominare anche le splendide discese di Ndip ed Ebwellè senza ovviamente scordare i piedi buoni di Makanaky, la freddezza di Kundè e la caparbietà unita alla classe di Oman-Biyik.
Oggi, a 20 anni da quella splendida competizione molti dei 22 "Eroi" sono ancora nel mondo del calcio. Joseph Antoine Bell, dopo aver saltato per motivi disciplinari Italia 90, giocherà da titolare quelli del 1994, saltando però la debacle contro la Russia. Oggi collabora con la rete televisiva Africa 24, prima rete d'informazione del continente nero e con la RFI, la radio pubblica francese, dedica gran parte del suo tempo alla sua grande passione, il poker. Il terzo portiere Songo'o sarà presente al mondiale del 1994, dove disputerà la partita contro la Russia, diventerà titolare (giocando Francia 98) fino al mondiale 2002 dove pur partecipando lascerà il posto a Boukar. Ai mondiali del 2010 è stato allenatore dei portieri e per una sola amichevole ct ad interim, dopo la rassegna sudafricana,fino alla nomina di Javier Clemente. Suo figlio Frank è centrocampista e gioca nell'Albacete. Thomas Nkono a 35 anni farà parte come terzo portiere della spedizione americana del 1994. Chiuderà la sua carriera nel 1997 nelle file del Bolivar, club Boliviano di La Paz. Dal 2000 al 2003 fa parte dello staff della nazionale, dal 2003 diventa allenatore dei portieri dell'Espanyol di Barcellona squadra nella quale ha militato per gran parte della sua carriera, nel 2007 è nuovamente nello staff della nazionale fino al 2009 quando viene nominato per qualche mese ctin attesa del nuovo allenatore Paul Le Guen. Prima della semifinale con il Mali di Coppa d'Africa del 2002 disputata proprio in Mali, Thoms Nkono fu arrestato dalla polizia Mmaliana per magia nera. L'accusa per quanto assurda e ridicola non gli fece prendere parte alla finale vinta ai rigori contro il Senegal (oltre che alla semifinale con il Mali vinta per 3 a 0). Il centrale Jules Onana terminò la sua carriera nel 2005 dopo varie esperienze tra Camerun, Francia e Indonesia; dopo il ritirò divenne agente di calciatori in Asia. Il terzino destro Ebwellè (anche per lui qualche anno in Indonesia) dopo il ritiro ha allenato il Tonnere Yaundè. Capitan Tataw fu il primo giocatore africano a giocare nel campionato giapponese, precisamente nei Sagan Tosu. Kana-Biyik fratello di Oman terminò la carriera in Francia nel Le Havre, stessa squadra dove ha mosso i primi passi suo figlio Jean Armel oggi difensore dello Stade Rennais e in orbita Under 21 francese. Emile Mbouh terminata la carriera tra Qatar, Indonesia, Singapore e Malesia gestisce oggi una scuola calcio, la Emile Star Soccer di Rockville, Maryland. Jean Claude Pagal, dopo l'esclusione dal mondiale 1994, aspettò e aggredì il tecnico dei Leoni Indomabili Henry Michel all'aereoporto di Orly prima della partenza del Camerun per gli States. Thomas Libiih dopo aver chiuso la carriera nel Portovejo in Ecuador nel 2001, allena il Terek Yaoundè società satellite della squadra russa del Terek Grozny. Ciryl Makanaky si è ritirato a soli 32 anni, la sua ultima squadra è stata il Barcelona Club di Guayaquil in Ecuador. Francois Oman-Biyik (ha giocato anche nella Samp) ha chiuso la sua carriera nello Chateauroaux in Francia dopo qualche stagione passata in Messico. Nel 2003 è tornato a giocare in un campionato amatoriale messicano con il Deportivo Sahara, mettendo a segno 10 reti. Vive proprio in Messico, a Colima, dove allena la squadra locale. Suo figlio Emilio gioca nello Chateauroaux e nella nazionale messicana Under 17. Il cugino di Oman, Francis Elieze gioca (o ha giocato) nel Sant'Erminio Montebagnolo (ha militato anche nel Panicale) nella seconda categoria umbra. Eugene Ekeke è stato un rispettato membro del sindacato della Ligue 1 in Francia, oggi è allenatore. Il suo ultimo avvistamento è stato in Gabon sulla panchina del Franceville. Valeri Nepomniachi dopo svariate esperienze in Cina, Giappone, Uzbekistan e, come commentatore televisivo, in Russia, oggi allena i siberiani del Tom Tomsk. Il vice allenatore Jean Manga Onguene lavora per la FIFA. Roger Milla, dopo il mondiale 1990, giocò per altre sei stagioni. Al termine dei mondiali lascio le Reunion per tornare a Yaounde ovviamente nel Tonnere, mettendo a segno 89 reti in 4 anni. Nel 1994 viene convocato per i mondiali americani. Il 24 giugno 1994 entrando in campo al 64esimo minuto della partita Brasile-Camerun Roger Milla diventa il giocatore più vecchio ad aver giocato una partita dei mondiali, a 42 anni. Il 28 giugno del 1994 a San Francisco, entra nel secondo tempo, la partita tra Russia e Camerun è già sul 3 a 0 per i Russi. Roger Albert Mooh Miller impiega un solo minuto a buttarla dentro e a diventare il giocatore più anziano ad aver segnato durante una partita dei mondiali. Finito il Mondiale si trasferisce in Indonesia nel Pelita Jaya, dove in 23 incontri va a segno 23 volte. Gioca due partite d'addio al calcio la prima a Douala il 28 dicembre 1997 davanti a 95.000 spettatori, la seconda nella capitale Yaoundè con 110.000 tifosi assiepati sugli spalti dello stade Omnisport. Roger Milla lascia il calcio a 44 anni, in 32 anni di carriera mette a segno 387 reti in 707 presenze accumulando 102 presenze con la maglia del Camerun dove realizzerà 28 reti. Nel 2006 viene insignito della nomina di Cavaliere della Legione d'Onore francese. Oggi Milla è ambasciatore per l'Africa nel mondo e vive a Yaoundè.
Dopo il Camerun, altre due nazionali arriveranno ai quarti di finale della Coppa del Mondo: il Senegal nel 2002 e il Ghana nel 2010. Tuttavia nessuna delle due è lontanamente paragonabile a quel Camerun (al quale per forza e qualità di gioco si avvicina solo la Nigeria 1994). Il Camerun 1990 ha spezzato le catene che opprimevano il calcio africano allo squallido ruolo di colorato e gioioso sparring partner. Un giorno forse non troppo lontano avremo il piacere di vedere una nazionale africana spingersi più in la, fino ad allora la leggenda appartiene a quei 22 leoni indomabili, domati da due rigori di Lineker ma non dalla storia.
Camerun 1990 - formazione tipo: N'Kono, Ebwellè, Onana, Kundè, Ndip, Tataw(C), Mbouh, Makanaky, Mfede, Milla, Oman-Biyik. Allenatore: Valeri Nepomniachi
martedì 7 dicembre 2010
Literaria: "Addio al calcio". L'epopea dei palloni perduti
"Non mi era mai capitato di pensarci, ma qualche anno fa, dopo un'ennesima operazione, ho smesso per sempre di giocare a pallone. [...] Nacque da lì il mio definitivo addio al calcio".
D'ora in poi sentirò sempre di meno e ricorderò sempre di più, però che cos'è il ricordo se non la lingua dei sentimenti, un dizionario di volti e giorni e profumi che ritornano come i verbi e gli aggettivi nel discorso.
Questo allontanamento dal calcio mi fa venire in mente una particolare fase del gioco (almeno di quello che praticavo da ragazzo), relativa al recupero dei palloni finiti fuori dal campo. Anche in quel caso, si trattava di fermarsi, e di uscire dal vivo della partita. Chi aveva spedito la palla lontano dal terreno, aveva ovviamente l'obbligo di andarla a riprendere. Ricordo in particolare un periodo in cui mi incontravo, sempre con lo stesso gruppo, nella casa di un amico situata in aperta campagna. Dietro una delle porte stava il muro di recinzione, e ogni tanto avveniva che un tiro lo superasse. Il designato, allora, si dirigeva all'uscita, per cominiciare la ricerca del pallone.
Che strana sensazione! Mentre ci si avviava, le urla e il chiasso cessavano pian piano. Poi, di colpo, non appena superato il cancello, ci si ritrovava in mezzo ai prati, in una distesa che correva a perdita d'occhio. Il verso di un uccello, il freddo improvviso, il vento, in una natura estranea e vicinissima. A volte, dopo aver visto la palla, fingevo di non averla ancora trovata, per rimanere un altro po' nel nulla, estasiato, sospeso nel silenzio. Poi, dopo qualche istante, tornavo alla partita, dimenticando quello spazio muto che ci avvolgeva, al di là del muretto.
sabato 4 dicembre 2010
Dimissioni! (E sono due....)
Se questo è un allenatore |
giovedì 2 dicembre 2010
Ma che cos'è il Qatar?
50 gradi all'ombra di idiozia (la Fifa, non il Qatar) |
Coventry are fuck all. They'vo got a shit team and shit support. Hitler had the right idea when he flattened the place. The only good thing to come out of Coventry was the Specials and that was years ago. Now there's sweet FA and we've never had a decent row with Coventry.